AMERICAN SNIPER

Cecchino americano, eccellente professionista, ma anche onesto e magnanimo. Risparmia i bambini e si pente delle proprie vittime, insomma il tipico eroe americano. Con una trama basata sulla storia vera di un cecchino formidabile ci si poteva decisamente aspettare di più. Giocare di più con la suspense delle inquadrature dal mirino, con sensazioni e pensieri del cecchino prima di premere il grilletto e muoversi di più sul versante psicologico/introspettivo. Ma d'altronde se, dopo il rifiuto di Steven Spielberg, la regia è stata accettata da Clint Eastwood il risultato era prevedibile. Per esempio i venti minuti ininterrotti di guerra e sparatorie nella tormenta di sabbia si potevano benissimo evitare (siamo nel 2015 non negli anni novanta).

BIRDMAN

Descrive un ambiente piuttosto interessante e spesso sconosciuto a noi spettatori, ovvero la messa in scena di uno spettacolo teatrale (in questo caso di Broadway). La particolarità di quest’opera è indubbiamente la tecnica del piano sequenza, che prevede la registrazione di scene molto lunghe e complesse che seguono gli attori dentro e fuori dal teatro senza tagli di inquadrature. Grazie a questa tecnica Iñárritu ha ridotto drasticamente le tempistiche del montaggio, che sono durate soltanto due settimane dopo il termine delle riprese. L’esplicita scena “fantasy” con il Birdman è stata forse un piccolo calo di stile ma nel complesso trama, regia e cast sono perfettamente azzeccati e ciò che ne esce è una combinazione decisamente vincente.

BOYHOOD

Il grande favorito nella corsa alla statuetta. L’idea di Linklater di creare un film che seguisse la vita di un ragazzo, della sua famiglia e delle sue relazioni, utilizzando lo stesso attore filmando dal 2002 al 2013, è a dir poco lodevole. Solitamente i registi di film che hanno questo tipo di trama reclutano attori che si somigliano per interpretare lo stesso personaggio e da bambino e da adulto, spesso con scarso successo, quindi vedere, invece, che l’attore cresce con l’avanzamento della storia fa un effetto incredibile e vale decisamente il prezzo del biglietto. Se proprio vogliamo fare una critica, si poteva giocare un po’ di più con la linea temporale o con dei flashback, dando prova di avere una sceneggiatura ben chiara già nel 2002. Così sembra che Linklater fosse un po’ a corto di storie interessanti e che quindi abbia deciso di puntare solo ed esclusivamente sulla pazienza e sulla dedizione che necessita un progetto del genere. A parte questa breve critica, resta comunque il miglior film in termini di originalità e molto probabilmente si aggiudicherà l’oscar più prestigioso di questa edizione degli Academy.

GRAND BUDAPEST HOTEL

Non si capisce bene perché sia in nomination. Wes Anderson è totalmente fuori classifica, non per demerito ma perché il suo lavoro si discosta ampiamente dai canoni del cinema classico che entra ed esce dal Dolby Theatre di Los Angeles. Colori pastello, slow motion in scene senza senso apparente, dialoghi agrodolci, personaggi non ben definiti ed un ironia pesata alla perfezione in contesti ne tristi ne felici. Tutti  dovrebbero vedere Grand Budapest Hotel e in generale i film di Wes Anderson per sapere che c’è anche questa realtà, diversa dal cinema classico. Detto questo, dispiace che abbia ricevuto la nomination per il miglior film (che non vincerà mai), rubando di fatto un posto a chi invece in questa lista avrebbe ampiamente meritato di esserci (“Gone Girl” di David Fincher per esempio).

THE IMITATION GAME

Un plauso a questo film che è stato in grado di raccontare la storia di Alan Turing nel contesto cruento della seconda guerra mondiale senza nemmeno mostrare una sparatoria. Parla di fatti storici, chiaramente un po’ romanzati, ma con interessanti spunti poco gettonati nei soliti film di guerra. Film quindi storico/drammatico, che affronta varie tematiche che vanno dalla guerra all’omosessualità. Anche in questo caso, cast e sceneggiatura sono un’accoppiata brillante.

 

 

SELMA

Tipico film da Nomination agli Oscar. Trama vista e rivista, ma con le solite tematiche pesanti e sempre attuali. Il tutto gira attorno alle lotte e ai sacrifici per il riconoscimento dei diritti in favore degli afroamericani degli anni sessanta. Un film molto diretto e ricco di particolari ma con poche possibilità di agguantare la statuetta visto l’elevato grado di originalità proposto dai concorrenti.

 

THE THEORY OF EVERYTHING

Parla della vita di Stephen Hawking, quindi un film biografico sul fisico, matematico, cosmologo e astrofisico britannico. La pellicola è difficile da giudicare perché il protagonista interpreta uno dei più illustri “scienziati” contemporanei, persona affetta da una malattia che lo ha condannato all’immobilità e a parlare con un sintetizzatore vocale, e soprattutto persona ancora in viva. Nonostante ciò il film propone un pacchetto interessante, anche se si oscilla sempre tra il sentimentale e l’angosciante. D'altronde ci sono pregi e difetti del film biografico… Non prenderà l’Oscar, ma complimenti a James Marsh per aver rappresentato la delicata vita di Stephen Hawking in maniera non banale e piuttosto coraggiosa.

WHIPLASH

Decisamente il meno favorito tra i nominati, è la storia di un batterista alle prese con il suo insegnante, la sua vita sociale e la sua famiglia. Affronta tematiche di una banalità evidente come la  voglia di emergere, credere in se stessi, trascurare la vita privata per la carriera ecc.. il tutto culmina con il classico lieto fine che riassume il grado di originalità dell’intera pellicola.